“Quid est veritas? Cos’è la Verità!”
di Maria Pia Cirolla

La nostra riflessione di oggi, parte da una delle realtà che maggiormente occupa la vita di ogni creatura: la ricerca della Verità!

 

In questa parola, semplice, di facile comprensione naturale a livello pratico, diventa, poi invece, ragione di straordinarie contese e discussioni, poiché ad essa si fa convergere una moltitudine di significati soggettivi. L’essere umano, è, per sua natura, un essere in relazione, non è fatto per restare in solitudine, tranne contesti specifici di chiamate vocazionali precise, come può essere la vita contemplativa o eremitica. Questo bisogno di relazione, di condivisione di spazi e di momenti empatici, accompagna il cammino quotidiano.
Allora dove sta la difficoltà? Perché occupare uno spazio per chiedersi, riflettendo insieme su cos’è la verità. La ragione di questo interrogativo parte da una semplice considerazione: qual è la autentica verità che l’essere umano sta cercando? A quale verità si può far affidamento se poi accanto a noi e in noi vivono le “verità individuali”? Vediamo di dare una spiegazione e offrire qualche spunto per la nostra riflessione. La persona che è alla ricerca della veritas è la stessa persona che custodisce in sé, la sua verità! Partiamo dal suo significato teologico. La frase latina Quid est veritas? letteralmente nella sua terminologia, significa Che cos’è la verità?. La si trova nella Vulgata, per la precisione nel Vangelo secondo Giovanni (18,38), ed è pronunciata da Ponzio Pilato durante l’interrogatorio a Gesù. In questo passo Pilato chiede a Gesù di confermare la sua dichiarazione di “rendere testimonianza alla verità”. Dopo di ciò, Pilato proclama alle masse di non riscontrare in Gesù nessuna colpa.
Il brano, in lingua greca, è attestato nel Papiro P52, risalente alla prima metà del II secolo. Il significato della domanda è stato oggetto di dibattiti tra studiosi testamentari, che però non sono giunti a solide conclusioni. La domanda di Pilato potrebbe essere intesa come uno scherno, se si considera il processo una farsa, o potrebbe significare che la verità è difficile da accertare.
Tra crepuscolo e aurora, dove speranze e attese si mescolano a timori e inquietudini, l’umanità sta vivendo e soffrendo la trasformazione all’interno di una crisi dagli aspetti positivi e negativi. Nei tempi recenti le grandi trasformazioni sociali ed economiche, strutturali e tecnologiche hanno mutato la faccia del mondo. Purtroppo, si rimane sconvolti quando si costata che sugli aspetti positivi sembrano prevalere quelli negativi: confusioni, incertezze, guerre d’ogni genere, pettegolezzi, maldicenze, giustizialismi, eleganti massacri di fredde vendette rivestite di “legalità”. Tutte queste amare realtà sembrano prevalere sulla fiducia nel mistero dell’Incarnazione, ma, senza dubbio alcuno, si tratta soltanto di “questioni cronologiche”. Sembrerebbe, all’apparenza, che il nostro tempo abbia smarrito o rifiutato le perenni certezze che l’intelligenza e la fede, attraverso secoli di molteplici tradizioni e/o culture diverse, avevano tramandato come valori perenni e universali su cui fare riferimento sia per i rapporti interpersonali che per quelli tra comunità e generazioni.
Guardando al futuro, timori e inquietudini rimangono vivi perché le culture, le diverse verità, sostituendosi a quelle del passato, tentano di proporre nuove ipotesi con strane logiche confezionate alle volte da ingarbugliate problematiche e interrogativi inquietanti senza fornire vere risposte.
“Quid est veritas?”, si chiedeva il Pilato di ieri e quello di tutti i tempi avvolto nella sua noia esistenziale, confuso da un’intelligenza snervata dallo scetticismo, ipotecato da un agire politico opportunista, inaridito da un’appiattita coscienza abituata al potere logoro e stanco.

 “Quid est veritas?” si domanda l’uomo imbrattato dal relativismo sempre più angusto e contraddittorio, sempre più rozzo e banale sino a sprofondare talvolta nei bassifondi della stupidità o nel disgusto angoscioso della tragicità.

“Quid est veritas?”. In questa noiosa e gelida atmosfera, le falsificazioni e le manipolazioni diventano sempre più strumenti di menzogna e di distruzione. Senza dare adeguate risposte, come Pilato, si mente a se stessi continuando a chiedersi: “Che cosa è la verità?”. Bellissima la nostra capacità di accorgerci, se lo vogliamo, di quale sia stata la risposta a questo interrogativo rivolto da Pilato a Gesù: il totale, assoluto, schiacciante silenzio, Lui che è l’Incarnazione della Verità ed è la Verità Assoluta.

Alla domanda di Pilato seguito da un tragico e inquietante silenzio. Silenzio, degenerato in losco mutismo, che diventerà condanna a morte di Colui che è la Verità! Il crepuscolo della Passione e Morte, però, non è fine a se stesso perché esplode nel grido dell’Aurora pasquale. La Risurrezione di Gesù è la vittoria della Verità sulla menzogna, dell’Amore sulla morte, della Glorificazione sull’umiliazione. Cristo è risorto per la costruzione della nostra fede, per l’edificazione della nostra speranza, per la nostra conformazione alla sua divinità umanizzata e perciò dell’umanità divinizzata. La Verità risorta ci precede in quella glorificazione per cui siamo stati creati e della quale portiamo l’inguaribile attesa. Ecco alcune idee della Verità che contrasta di molto con l’idea collettiva della verità, che si concentra su quelle certe credenze personali velate da mezze o parziali verità. Spesse volte quando la Verità la si contesta, la si rifiuta, o non la si cerca, con umiltà e con semplicità di cuore, il posto predominante diventa la soggettività, dove la percezione delle singole verità, mettono a tacere la Verità Assoluta, quella che potrebbe donare alla nostra sete di ricerca di bene il suo significato primo. Concludiamo questa riflessione con alcune considerazioni: «L’uomo che non capì la parola verità». Il colloquio con Cristo e quel silenzio all’ultima domanda racconta Gesù e Ponzio Pilato. Riflessioni acute su un tema che nei secoli ha affascinato tanti. Kierkegaard sosteneva, ad esempio, che «ha fatto bene Gesù a non rispondere!!! La sua vita era la risposta». Una possibile chiusa, quasi un post scriptum, ci potrebbe aiutare a ragionare su quell’espressione, «la parola verità».
Nel dialogo tra Gesù e Pilato, il governatore chiede “che cos’è la verità?”. Gesù non risponde. Sant’Agostino interpretò questo silenzio con un gioco di parole: anagrammando la domanda di Pilato che nel latino della Vulgata era “Quid est veritas?”, rispondeva “Est vir qui adest”, cioè: è l’uomo qui presente, è l’uomo qui davanti a te.

Gesù stesso aveva detto di sé stesso: “Io sono la via, la verità e la vita”. Insomma Gesù è la Verità incarnata e per questo dice chiaramente a Pilato: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Chi segue Gesù è alla sequela della verità, chi non lo segue si costruisce una sua verità, ovvero una verità parziale e soggettiva. Buon cammino e che si apra per coloro che desiderano vivere alla luce della Verità, un percorso di vita e di speranza rinnovate.

 

Di Consuelo Noviello

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