Il vero obiettivo dei segni della presenza di Maria nella storia, è stati proprio quello di riaccendere nei cuori, la fede, ma quella vera. La Madonna ci spiega che la fede è importante perché smuove tutto, perché è capace di cambiare la nostra vita. Se non c’è fede, manca tutto. Solo con la fede possiamo vivere veramente l’amore di Dio, poiché la fede accende i cuori, ci mostra la verità e ci apre ad un mondo tutto nuovo.

Quanta fatica nel cammino dell’essere umano!!! Quanto dolore si incontra tra i sentieri di un vivere senza occhi attenti ad accogliere i doni!!! Il mese che sta per cominciare, maggio, si apre con due figure importanti per la vita dei fedeli. La prima è il ricordo del “mestiere” cui è legato un grande santo, San Giuseppe, nel suo ruolo di essere lavoratore artigiano. A questa giornata viene fatta memoria e festa di tutti i lavoratori. La seconda figura è quella che lega ad una grande “Mamma”, una “Piccola esile fanciulla ma Gigante Donna”: Maria la Madre di Dio e di tutti i credenti. Quando inizia questo mese, quando il cuore solo per un secondo pensa a lei, a loro, si sente meno confuso, si sente meno incompreso, si sente meno indifeso, si sente meno solo. Questo mese speciale in compagnia della Tenerezza di Maria, ci invita ad avere fiducia e fede in Dio. Lui può cambiare tutto. Lui può trasformare in oro un pezzo di ferro arrugginito, Dio rende possibile, l’impossibile.

Ma la Beata Vergine Maria ci chiede una volta acquistata la fede, di portarla là dove ci sono le tenebre, là dove c’è la disperazione, portare la speranza. Per ben comprendere la ragione per cui la santa Chiesa ci fa chiamare Maria nostra vita, bisogna sapere che come l’anima dà vita al corpo, così la grazia divina dà vita all’anima. Senza la grazia, infatti, un’anima può essere detta viva, ma in realtà è morta, secondo la parola rivolta a un personaggio dell’Apocalisse: “Hai nome di vivo e sei morto” (Cfr., Ap 3,1). Maria dunque, ottenendo ai peccatori per mezzo della sua intercessione di riacquistare la grazia, ridà loro la vita.  A Lei viene riferito anche il versetto: “Chi è costei che spunta come aurora?” (Cfr., Ct 6,9). Maria desidera farti del bene ed elargirti la sua grazia più di quanto tu desideri riceverla. Fermiamo la riflessione proprio su uno degli aspetti che contraddistinguono Maria: la Dolcezza, Madre di dolcezza, Dolcezza nostra. La parola greca sulle labbra di Gesù nel vangelo di Matteo, che traduciamo con “mite”, nelle lettere degli apostoli viene tradotta con “dolce”. Quindi se Cristo dice: imparate da me che sono dolce, allora Maria è madre della dolcezza che è Cristo, e ci ha donato con Cristo la dolcezza di Dio che ci era stata rivelata: “Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio” (Salmo 90,17). Maria, a noi vicina e da noi invocata, genera in noi Cristo e la sua dolcezza, e dunque ci aiuta a diffondere intorno noi la dolcezza di Cristo. Si dice che la dolcezza è il fior fiore della virtù. Si può anche dire, perciò, che la virtù della dolcezza è simile al diamante più prezioso che viene posto al centro della corona regale.

Dolcezza, mansuetudine, amabilità: vanno intese insieme nella beatitudine di Gesù: «Beati i mansueti perché possederanno la terra» (Mt 5,4), e si ritrovano insieme nella mite figura dell’agnello, così mansueto, amabile e dolce. Esso è la figura di Gesù, l’Agnello immolato per noi, ed è la figura più dolce di Maria, l’Agnella pura e immacolata che ha fatto e ci ha donato Gesù. Come pensare alla virtù della dolcezza della Madonna? Vergine e Madre dolcissima, Ella è stata investita e riempita di una dolcezza divina che traspariva da tutta la sua persona, e si irradiava soprattutto dal suo incantevole volto e dal suo sorriso celestiale. “Sembra che Dio abbia voluto addensare in Lei tutta la dolcezza possibile”, ha scritto giustamente il Villar. E proprio per questo noi possiamo e dobbiamo dire che la Madonna è la dolcissima Madre divina di Gesù e Madre dell’intera umanità. La dolcezza è soprattutto il fior fiore della carità, e corona, appunto, le opere di carità, anche le più laboriose e dolorose, le più difficili e sofferte.

Difatti, Maria non perse affatto la dolcezza nella durissima prova della fuga notturna verso il lontano Egitto; così come non l’aveva perduta quando, a Betlemme, san Giuseppe non era riuscito a trovare una casa per essere ospitati in quel frangente così delicato del vicino parto, e dovettero riparare un po’ fuori Betlemme, in una povera stalla, dove c’erano soltanto un bue e un asinello, con una misera mangiatoia per deporvi il neonato Gesù, il Verbo fatto Bambino per noi! E chi può immaginare la dolcezza senza misura di Maria e di san Giuseppe dopo la nascita verginale di Gesù Bambino in quella Notte Santa? “Ne abbiamo bisogno – ha riflettuto -, di dolcezza, oggi, dalla Madonnaper capire queste cose che Gesù ci chiede, no? Perché questo è un elenco non facile da vivereAmate i nemici, fate il bene, prestate senza sperare nulla. A chi ti percuote sulla guanciaoffri anche l’altra, a chi ti strappa il mantello non rifiutare anche la tunica… Ma, sono cose forti, no? Ma tutto questo, a suo modo, è stato vissuto dalla Madonnaè la grazia della mansuetudinela grazia della mitezza” (Papa Francesco).

Dunque a Maria possiamo riferire queste note speciali: la Dolcezza si manifesta sempre, con costanza viva. La Dolcezza è balsamo santo che si dona con amore e generosità, senza misura, senza misurare con il metro del mondo ciò che appartiene a Dio. La Dolcezza è generosa e non tiene nulla per sé, ma vive per donare amore a Dio e al prossimo, nella consapevolezza che Dio tanto dona a chi tanto ama e a chi tanto è generoso nel cuore. La Dolcezza è mite, mai arrogante e tende a scusare piuttosto che accusare, perché Dio è Misericordioso. Maria Madre di Dolcezza, di Pietà che mai ti stanchi di per-donare, di abbracciare, di accogliere, di cercare chi si è perduto, concedi a quanti brancolano nel buio, la grazia della luce, la grazia della cura da ferite antiche, la gioia del sentirsi riconciliati nel perdono dell’Amore senza fine.

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa

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