Spirito Santo, vieni e infondi il Tuo Amore
Il soffio di vita inonda la terra e i cuori, spingendo ogni cosa all’Amore, ad Amare

L’odierna solennità che ci viene proposta dalla liturgia, ovvero la Pentecoste, segna il termine del cosiddetto Tempo Pasquale. Cinquanta giorni dopo la Pasqua di Risurrezione, Gesù mentre Ascende nella Gloria al Cielo, sua dimora, promette ai suoi un dono. “Non vi lascerò soli” dice ai discepoli intimoriti, impauriti, che lo avevano visto dopo la sua morte e dopo che, sulla via di Emmaus, appare, conversa con loro, magia con loro. Ai suoi come abbiamo contemplato nel giorno dell’Ascensione, si manifesta nella Sua forma gloriosa, si distacca da terra e ritorna al Padre dal quale proviene e col quale risiede nel Trono Altissimo. Ma prima di allontanarsi da loro promette che manderà un Consolatore, un grande Avvocato, Spirito d’Amore, Spirito di Verità, che rivelerà ogni cosa nella sua pienezza e soffierà il suo alito di vita, lingue di fuoco che accenderanno la speranza, il desiderio di sequela, il desiderio di accogliere la volontà ed essere testimoni nel mondo di Lui, della Sua opera di salvezza, del Suo folle Amore per le creature, per le quali dona la vita. La forza di questo Spirito, lo Spirito Santo, è l’elemento centrale che nutre e dona vita alla prima Chiesa nascente. Ma vediamo per gradi cosa significa, cosa rappresenta, quale possibile prospettiva spirituale, traccia per noi il dono che lo Spirito Santo, Dio Amore, ci vuole oggi rinnovare con questa promessa di presenza. “Quando verrà lui, spiega Gesù nel Vangelo di Giovanni, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”. Letteralmente la parola Pentecoste indica in greco il 50esimo giorno. In origine il popolo ebraico lo celebrava, appunto cinquanta giorni dopo la Pasqua. Era un festa agricola, di ringraziamento a Dio per i doni delle terra, che coincideva con l’inizio della mietitura del grano e i primi frutti. Più tardi su questa celebrazione originaria si innestò la memoria del dono delle Tavole della Legge fatto da Dio a Mosè sul monte Sinai. Nel rituale ebraico, a Pentecoste ci si asteneva da qualsiasi lavoro ed era previsto il pellegrinaggio degli uomini a Gerusalemme. Nella tradizione cristiana invece si attribuisce a Tertulliano (155-220) la prima testimonianza della Pentecoste come festa dello Spirito Santo. Sempre cinquanta giorni dopo la Pasqua. La discesa dello Spirito Santo viene raccontata al capitolo 2 degli Atti degli Apostoli: “Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, narra il testo, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Il testo prosegue poi con la prima predicazione dell’apostolo Pietro, che assieme a Paolo, allarga i confini del cristianesimo, sottolineando l’unità e l’universalità della fede dono dello Spirito Santo. Spirito che è concesso a tutti i battezzati e che al tempo stesso, nella fantasia e diversità dei carismi e dei ministeri costruisce la Chiesa. Inesauribile elargitore di doni, sono sette quelli che secondo l’insegnamento del profeta Isaia gli vengono attribuiti: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio. Nella vita del cristiano, ricevuti inizialmente con la grazia del Battesimo, i doni vengono confermati dal sacramento della Cresima o Confermazione. Questo soffio ci ricorda la creazione: Gesù si richiama alla creazione di Dio con la nuova creazione, con la nuova umanità formata da coloro che si rifanno alla vita di Cristo. Dio nell’Antico Testamento crea attraverso il “ruah”, questo soffio che dà vita. Così anche Cristo dà vita nuova attraverso lo Spirito del Risorto. Non potendo essere presente ovunque, ci fa il dono dello Spirito Santo e si riversa su tutta l’umanità. Così si esprimeva S.E. il Card. Roger Etchegaray in un suo Editoriale sull’Osservatore Romano:
“La più misteriosa e nascosta delle tre Persone divine: così molti teologi hanno definito lo Spirito Santo, rappresentato attraverso simboli e immagini: come il fuoco, la colomba, la luce, l’acqua e l’olio. Ma lo Spirito, raffigurato attraverso i simboli, è invece rappresentato dalla pienezza della sua azione, visibile su tutte le cose e rintracciabile nella vita che ogni giorno sorregge la Chiesa. Campo d’azione dello Spirito è l’universo intero, in uno spazio che abbraccia e annulla la dimensione del tempo. Lo Spirito è il soffio di vita, l’anima che sorregge il mondo, e che dà un senso a tutto ciò che è visibile e concreto, riscattandolo dal caos e dal vuoto di un attivismo puramente meccanico. Riflettere e approfondire l’azione dello Spirito, così come il Santo Padre ha indicato sulla strada del Grande Giubileo, significa, allora, scrutare a fondo l’animo nostro e, allo stesso tempo, aprire gli occhi alle realtà che ci circondano poiché proprio in queste realtà è possibile rintracciare lo Spirito all’opera”.
Ed allora noi fedeli, che ne accogliamo nel mistero il dono, cosa possiamo chiedere oggi avvenga per noi, dentro di noi? Semplicemente questo: riuscire a superare il limite dell’indifferenza, dell’odio, della distanza dal dolore dei silenziosi fratelli che vivono ai margini di una realtà che li vede esclusi, capire che senza questo amore che cura, che sana, che consola, nessuna azione può portare frutto e divenire bene fecondo. Sia questo soffio spirito di vita che entrando in noi vivifica la nostra debole natura, la riconduca ai pascoli della vita dove siamo chiamati a rendere lode, a dare testimonianza con la vita, perché alle parole pronunciate con le labbra, segua il vero esempio di coerenza di coloro che vivono nutrendosi di questo Santo Spirito.

Concludiamo con la meravigliosa Sequenza allo Spirito Santo:

“Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto conforto.
O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, sana ciò ch’è sviato.

Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen”.

immagini dal web

Di Consuelo Noviello

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