L’evento storico, mistico, spirituale che celebrano oggi i cristiani, non ha sapore esoterico, non ha funzione olistica, ma ci indica la via della novità ottenibile con l’ausilio della “Grazia” concessa mediante il sacrificio di Cristo. La novità parte da dentro, dal cuore, dal pensiero, rinnovato e purificato, diversamente, come dice Gesù, “ripulite l’esterno ma dentro è un grande ammasso di ossa, di morte e putrefazione”.
Gli accadimenti di Gerusalemme, nei giorni cha hanno preceduto la “notte madre di tutte le notti”, sono colmi di sofferenza, di dolore ingiusto, di ribellione al potere che genera condanne innocenti, di invidie, gelosie, tradimenti, scandalo per coloro che hanno avuto fede nel Messia. Tra lo sgomento, la paura di essere trovati, identificati e magari anche uccisi perché seguaci, gli apostoli sono scomparsi, si sono nascosti, vivono nella notte della paura, dopo aver visto morire sulla Croce il Signore. Il sabato, giorno del silenzio, giorno del pianto perché Colui che si amava è morto, è dedicato interamente alla figura di Maria, sì, ancora Lei, la Madre di Dio e Nostra, Lei che col suo “stabat” ci invita ad avere fiducia, ad avere speranza, ad alzare lo sguardo dai nostri piccoli grandi dolori per cercare nel volto di Gesù, quel grande dolore che si è trasformato in “grande amore” nel dare tutto, fino all’ultima goccia di sangue per Amore. Il sabato del silenzio, tutto tace, tutto incute paura, ci si sente senza “paterntà”, senza “guida”, senza “maestro”. La terra custodisce nel sepolcro il “corpo del Salvatore”. In una tomba vuota è deposto il Suo Corpo così come la tradizione prevedeva. Ma la diffidenza pagana della legge, per evitare di sfigurare o magari correre il pericolo che i seguaci del Signore ne prendessero il corpo di notte, mette a guardia la tomba. Ed è sempre un sabato, questo sabato, che vede protagoniste le “donne” che vanno al Sepolcro per i rituali di sepoltura secondo tradizione, e sono loro le protagoniste principali dell’evento della Risurrezione, saranno loro che porteranno il messaggio della Risurrezione agli spauriti Apostoli, nascosti per timore.

Nell’entrare nella tomba, così narra la Parola dell’Evangelista Marco (16, 1-7) “Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome (nella precedente traduzione biblica si diceva l’altra Maria) vanno con aromi di buon mattino. Entrate videro un giovane seduto alla destra, vestito d’una veste bianca, ebbero paura.”Non abbiate paura” invita loro a fidarsi. “Voi cercate Gesù il Nazareno, il crocifisso: è Risorto, non è qui: Andate ora e dite ai suoi discepoli e a Pietro Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete, come vi ha detto”. Tutta la liturgia della notte “nella Veglia Pasquale” ci parla dei fatti che dall’Antico testamento avevano anticipato la verità contenuta nel gesto operato in favore dell’umanità da Dio. Le letture, così come i Salmi che precedono la proclamazione del Vangelo dell’Annuncio della Risurrezione, ci fanno ripercorre le tappe del popolo ebraico di ieri, dei fedeli di oggi, che hanno cercato, hanno sperato, hanno temuto, ma hanno avuto la possibilità di vedere, di toccare, di ascoltare le parole, le gesta e i miracoli messi in atto da Gesù. Ma come accade spesso, ci passa accanto la santità e noi non ce ne accorgiamo, anzi, se vediamo che è qualcosa che riflette un di più, lo temiamo, quando non lo rifiutiamo o addirittura lo condanniamo. Ed ecco che siamo arrivati alla “notte” che ha sapore diverso da quella notte del Getsemani, dell’Orto degli Ulivi, dove paura, solitudine, indifferenza, crudeltà, tradimento avevano accompagnato i passi del Mite Gesù, del Messia, alla sua Croce, alla Sua morte. La festa della Pasqua, che indica appunto passaggio, pesach, passa da alcuni indicatori precisi perché possa essere piena, perché possa rappresentare davvero vita rinnovata dalla e nella Grazia. Che cosa meravigliosa viene annunciata alle donne, in questo “non è qui”!!! Bello perché indica che Cristo è vivo, esiste, ma non è qui. Va cercato altrove, non è richiudibile in nessun luogo, in nessun posto limitato, va cercato in modo diverso, lontano da certe tombe nelle quali lo si vuole rinchiudere.

Il Dio Risorto è Signore del Tutto, va oltre, non si colloca tra le cose senza vita, senza anima, senza verità. La nostra modalità di cercarLo, deve cambiare: dobbiamo alcune volte effettuare una ricerca più approfondita, più autentica, magari correre il rischio di cadere nel fango, sporcarci, sembrare semplicemente quello che siamo, perché Gesù è “oltre” quella croce che rifiutiamo, quel fallimento che ci è costato, quella delusione che ci è stata procurata o che abbiamo dato, Lui è sempre avanti, cammina veloce, precede il nostro passo, anticipa il luogo dove ci attenderà di nuovo, caso mai abbiamo perso la via. Il Dio della Croce Gloriosa conosce le nostre “piccole Croci” le porta su di sé, le ha trasformate col Suo Sangue per portarci con Lui alla vittoria. La Pasqua non è la gioia del tempo, ma è la capacità di chi dice, di chi comprende che senza la Sua forza, non solo la strada si perde, ma si perde anche la vita. Questa “buona notizia” della Sua Risurrezione, non è esoterismo, non è magia, non è olistica, ma è sempre Croce che si trasforma in albero di vita. Gerusalemme lo ha accolto prima trionfalmente, poi lo condanna alla morte come di malfattore. L’incontro che Gesù farà con i suoi sarà lontano da lì, lontano dalle decisioni omicida, lontano dal potere gonfio di sé e autonomo, che si compiace non della verità ma dell’egocentrismo. Gesù incontrerà in Galilea, stesso luogo dove ha avuto inizio la Sua missione, quel lago, quei pesci moltiplicati per sfamare, gli ulivi, la felicità offerta ai senza speranza, le alleanze amichevoli e il Bene.

I discepoli di ieri, così come quelli di oggi, devono tutti riuscire a cambiare lettura dei fatti, delle gesta che rinchiudono Gesù nei luoghi dove Lui non sta, perché è Lui che ci chiama ad andare “nell’oltre” del pensiero, del peccato, della vanità, dell’orgoglio, dei pregiudizi, delle valutazioni senza pietà e della mancanza di compassione o di verità. Senza queste premesse, corriamo il pericolo di fare di Gesù un Dio ad immagine umana, con tanti buoni e magnifici propositi, ma che non vanno in quell’oltre necessario per accogliere la “novità di vita” cui tutti, senza distinzione siamo chiamati. Pasqua è la vera opportunità che ancora oggi viene consegnata all’umanità, per srotolare quelle pietre addossate ai cuori, per cambiare la modalità di relazione, per amare quella Croce dalla quale voglio scendere, alcune volte, perché mi umilia, mi scandalizza, non la voglio portare e non voglio che Lui mi aiuti a portarla per me e con me. Pasqua è anche la Gioia che si rinnova, perché nella Sua misericordia, ancora una volta mi chiede, ci chiede, se voglio incontrarlo, lontano dalla mia Gerusalemme, dalle palme sventolanti del trionfo, dalla cattiveria frutto della non accettazione del sé, mi vuole, ci vuole incontrare per rendere questo cammino, breve e temporaneo della vita terrena, meno arido, meno cupo che apra alla prospettiva dell’oltre che è il per sempre.


Auguri di una serena Pasqua a tutti i lettori fedeli che seguono con amore le nostre umili meditazioni e alla Direttrice del Giornale online l’amica carissima Consuelo Noviello per la possibilità che mi concede di esprimere i miei umili pensieri.

prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa