Come le tenebre della storia siano state squarciate da una nascita avvenuta in un piccolo borgo sconosciuto e senza rinomanza, ma che i profeti avevano intravvisto ed atteso. La luce di Israele ha forato i secoli e continua nella sua fedeltà a proclamare la Torah, per i cristiani Gesù Cristo è la Torah incarnata, Luce da Luce.

La festa del 2 febbraio ha radici antiche presso i romani che celebravano i Lupercali proprio nel mese di febbraio, il mese purificatoio, per onorare Luperco protettore del bestiame dall’attacco dei lupi. Alcune tradizioni invece si rifanno alla lupa che allattò i due gemelli Romolo e Remo. E così le leggende e le feste fiorirono. Il popolo d’Israele invece possedeva un’altra tradizione biblica che i cristiani assunsero e fecero propria: la madre, al quarantesimo giorno dopo la nascita, si presentava al Tempio ed offriva un sacrificio. La testimonianza della celebrazione della Presentazione al Tempio del Signore Gesù risale alla seconda metà del quarto secolo e si trova nel celebre “Diario di Viaggio” della nobile vedova romana Egeria che osò intraprendere con grande coraggio il pellegrinaggio alla ricerca dei luoghi in cui visse il Salvatore.

Presso l’Anastasis, quella basilica che si denomina spesso come Santo Sepolcro, si proclamava il Vangelo di Luca: “Il quarantesimo giorno dopo l’Epifania è qui celebrato veramente con grande solennità”, afferma la pellegrina, tanto da paragonarlo con la somma letizia che scaturiva dalla stessa Pasqua. Israele, popolo eletto, riconosceva come proprio compito nel cammino della storia diventare luce per tutti i popoli e farsi portatore della luce della Torah, il grande dono dell’Altissimo che irruppe nella coscienza di Mosè facendosi conoscere, per illuminare tutti i popoli con questo annuncio di salvezza. Il profeta Simeone, radicato nella sua tradizione ebraica, proclamerà infatti: “I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. La Candelora è un momento di passaggio importante, dal significato profondo che ci accompagna alla scoperta del ciclo delle stagioni, una celebrazione di rinascita e di luce.

Molti sono i piccoli rituali che ancora oggi si compiono nelle culture occidentali legati al tema della prima manifestazione della primavera che presto arriverà, portando con sé prosperità, salute, luce e speranza. Il primo rituale ovviamente è quello della benedizione e dell’accensione delle candele, solitamente di colore bianco o giallo a simboleggiare la luce che viene celebrata in questi giorni. Nei paesi nordici viene fatta a mano la croce di Brigid dea della luce, secondo alcuni la croce rappresenta la ruota dell’anno. La Candelora è una festa da sempre legata alla purificazione, tema ricorrente nelle diverse tradizioni che hanno celebrato questo giorno sin dall’antichità. Nell’antica Roma, si celebrava la dea Februa, in onore della quale questo mese si chiama “febbraio”, dal latino februare, “purificare”. Februa, chiamata anche Febrisera la dea della febbreil fuoco interiore che purifica attraverso una copiosa sudorazione. Torna quindi il principio dell’acqua che porta via ciò che fa ammalare il corpo e lo spirito. Februa era associata alla guarigione e secondo alcuni studiosi anche a Februus, il dio etrusco della morte e della purificazione. In suo onore si organizzavano processione nelle strade della città: la februatio, per invocare la sua protezione, la guarigione dalle malattie e la purificazione della città.

Il tema della purificazione ritorna in virtù del valore transitorio di questo periodo dell’anno: per potersi aprire ad un periodo nuovo occorre lasciarsi alle spalle quello vecchio, è questa la condizione per potersi affacciare alla rinascente primavera che si affaccia all’orizzonte. Dunque oggi, quaranta giorni dopo Natale, ricorre la festa della Presentazione del Signore al tempio, popolarmente nota come Candelora. E sempre oggi, è dedicata la Giornata interamente alla Vita Consacrata che è riflesso della Luce di Cristo e che rappresentano con il loro servizio la manifestazione di Dio nell’oggi del cammino.

Un compito che spetta anche a noi: Essere vigilanti, mantenere la luce accesa, essere noi stessi luce, fiaccole nel quotidiano agire. Uomini e donne chiamati ad essere gioiosa memoria vivente di questo impegno al quale si è tutti chiamati dal Signore a darne viva testimonianza, ogni giorno. Simeone sa stupirsi, e vede nella semplicità di quel bambino la verità e la risposta della sua vita, perché la luce e la verità si cerca nelle piccole cose. E noi? Sappiamo stupirci? Oppure chiusi in noi secondo solo i nostri parametri ci chiudiamo ad accogliere la luce? Se accogliamo la luce sapremo essere luce per altri. Gli altri che ci incontrano vedono luce e contagiosa o buio distruttivo? La tenerezza del bambino è la risposta. 

Preghiera di benedizione

O Dio, fonte e principio di ogni luce,

che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone il Cristo, vera luce di tutte le genti,

benedici questi ceri e ascolta le preghiere del tuo popolo,

che viene incontro a te con questi segni luminosi e con inni di lode;

guidalo sulla via del bene, perché giunga alla luce che non ha fine.

Per Cristo nostro Signore

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa

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