Quando l’anima ha paura di stare con sé stessa, comprende che il viaggio non può essere fatto senza avere accanto una presenza che riempie quel dissacrante vuoto dell’esistenza in affanno.
Il cambiamento di mentalità o di cuore parte da un’azione molto semplice quanto preziosa, l’ascolto! “Shéma Israel, Ascolta Israele!!!”. Il Mercoledì delle Ceneri arriva quest’anno in una giornata dalle diverse emozioni. Ricorre infatti lo stesso giorno nel Martirologio la Festa di San Valentino, Patrono della Città di Terni ma, soprattutto, indicato come il Patrono di tutti gli innamorati. Ebbene la troviamo molto indicativa questa coincidenza. Il Re dei Re, il Kyrios, il Signore, in questo tempo di particolare grazia, si consegnerà per amore a una condanna ignominiosa nei giorni della Passione, apparentemente un fiasco, un fallimento, ma che risulterà gloriosa nel giorno della Risurrezione. Sulla stregua di questi insegnamenti, San Valentino col suo martirio, ci indica che, quando si ama, ogni sacrificio, anche quello della vita stessa, è grazia. Ovviamente non tutti sono chiamati a questo, al martirio, ma tutti sono, siamo chiamati ad Amare.

Questo è un Tempo liturgicamente “forte” che conosciamo bene, la “Quaresima”, questi 40 giorni che separeranno dall’evento centrale di tutta la vita di coloro che si professano cristiani, la Pasqua di Risurrezione. Nei giorni che attraverseranno la Quaresima, sono molti gli spunti di riflessione offerti, noi cominciamo dal concetto di “deserto” cui spesso si farà riferimento, specie nella I Domenica di Quaresima dove, Gesù, è visto portato dallo Spirito nel deserto per prepararsi e fortificarsi, in attesa. Sappiamo bene che “il deserto” è luogo di purificazione, di solitudine, di assenza di caos, dove si può incorrere in pericoli enormi, senza punti di riferimento, senza conforto, senza compagnia ad alleggerire la fatica o il timore. Il deserto è anche luogo di ribellioni a Dio, di mormorazioni, di contestazioni. Il deserto appare come tempo intermedio: non si resta nel deserto, ma lo si attraversa. Quaranta anni, quaranta giorni: è il tempo del deserto per tutto Israele, ma anche per Mosè, per Elia, per Gesù. Tempo che può essere vissuto solo imparando la pazienza, l’attesa, la perseveranza, accettando il caro prezzo della speranza. Il deserto è anche cammino: nel deserto occorre avanzare, non è consentito “disertare”, ma la tentazione è la regressione, la paura che spinge a tornare indietro, a preferire la sicurezza della schiavitù egiziana al rischio dell’avventura della libertà. Una libertà che non è situata al termine del cammino, ma che si vive nel cammino. Per compiere questo cammino occorre essere leggeri, con pochi bagagli: il deserto insegna l’essenzialità. Il deserto è insegnamento ad aumentare la fede o a perderla: aguzza lo sguardo interiore e fa dell’uomo un vigilante, un uomo dall’occhio penetrante.

Quante piccole grandi promesse si compiono in questo tempo, con la speranza di riuscire a dare un senso profondo, un valore alle azioni di rinuncia che si intendono fare. Tra le varie ritualità proposte a rafforzare ed irrobustire il “digiuno” ne costituisce uno. Già dall’antichità, Padri della Chiesa, Eremiti o quanti hanno cercato di comprendere la via per la purificazione e il rafforzamento della volontà e della determinazione, hanno sempre proposto e praticato, quali azioni incisive il digiuno e la preghiera, viste come via di ascesi. Del digiuno cosa possiamo dire? È tempo di chiudere la porta del cuore e cercare nostro Padre. Viviamo, infatti, come orfani, che fanno tutto per essere notati e amati, ammirati e lodati. E così anche “le preghiere, le elemosine e i digiuni” si riducono a sentimenti ostentati, mai segreti; strumentalizziamo tutto, onnivori di carne e spirito, Dio e mondo. Tutto in un boccone a saziarci, a messa e al centro commerciale, ogni cosa ce la offriamo senza misura. Per questo oggi inizia la Quaresima, a raccogliere la carne sgonfiata dei mascherati esausti dopo una vita di carnevale. Arriva la Quaresima come un seno di misericordia, amore gratuito e senza condizione preparato dal Padre per i figli perduti. La Quaresima è una buona notizia: c’è speranza, possiamo convertirci, ritornare a casa, da nostro Padre.

Come ogni altra pratica ascetica, ha la sua verità nell’apertura all’altro più che nella rinuncia, è uno svuotarsi per riempirsi, non una semplice rinuncia al proprio appetito, ma piuttosto un ri-orientamento dell’Eros verso Colui che solo è degno di essere amato e desiderato. Non digiuniamo per punirci dei nostri appetiti, ma per imparare a rivolgerli a Chi veramente ha gusto e bellezza, Colui la cui presenza è più dolce del miele e di ogni altra cosa, come canta un antico inno cistercense. Ma qual è il digiuno gradito a Dio? Quello veramente efficace per la mia vita spirituale? Quando alcune volte in modo leggero ci lasciamo trasportare dal senso di doverosa osservanza, e tralasciamo l’umano, cosa accadrà della nostra pratica devozionale? Conclusa la pausa delle pratiche delle “buone azioni”, fatte per rappacificare, per ottenere, per risvegliare quanto è addormentato o sordo che giace nel centro della nostra anima o che non vuole essere ascoltato fino in profondità, cosa accadrà alla fine? E il cambiamento di cuore e di mentalità? Se si dovesse tornare a normalità, al senso di indifferenza, al sorriso negato, alla mano non tesa, al bacio non dato, alla carezza fatta ma per ottenere, all’ascolto negato dei cuori sofferenti, all’ingiustizia inflitta dall’egoismo, all’incapacità di cambiamento autentico, fino all’ipocrisia, potrà sembrare, ma non lo è, una visione alquanto incoraggiante del tempo di grazia che attende di essere vissuto da moltissimi credenti.

La Quaresima è una via: ci conduce alla vittoria della misericordia su tutto ciò che cerca di schiacciarci o ridurci a qualunque cosa che non sia secondo la dignità di figli di Dio. La Quaresima è la strada dalla schiavitù alla libertà, dalla sofferenza alla gioia, dalla morte alla vita. La Quaresima è il tempo di dire no; no all’asfissia di una preghiera che ci tranquillizzi la coscienza, di un’elemosina che ci lasci soddisfatti, di un digiuno che ci faccia sentire a posto. Quaresima è tempo di memoria, è il tempo per pensare e domandarci: che sarebbe di noi se Dio ci avesse chiuso le porte? Che sarebbe di noi senza la sua misericordia che non si è stancata di perdonarci e ci ha dato sempre un’opportunità per ricominciare di nuovo? Quaresima è il tempo per tornare a respirare, è il tempo per aprire il cuore al soffio dell’Unico capace di trasformare la nostra polvere in umanità. Che sia un cammino di conversione al vero, ai sentimenti sinceri, alla ripresa della verità nella sua interezza per vivere nella pace, con armonia e nell’Amore che copre ogni lacuna, ricordando la nostra natura che “è polvere e ad essa ritornerà”. Non esitiamo, non stanchiamoci di operare il Bene.

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa

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