Epifania del Signore, la manifestazione della Salvezza ai potenti del mondo, i Re Magi, guidati da una “Stella” fino ad una “Grotta” dove si trovava Colui che doveva venire ed è venuto. Di tutte le festività del lungo periodo legato al Natale, questa che oggi celebriamo è forse la più curiosa, se vogliamo definirla con una semplice emozione, ma è anche la più determinante se volessimo invece dare una breve informazione spirituale. Si sa che tutto viene poi trasformato e cambiato di significato, ed anche a questa Solennità che ha parecchio da dire, viene surclassata dalla nostra cara ed amata “Befana”, una vecchietta su una scopa che, volando, porta doni. Il Figlio di Dio nasce nel nascondimento di una grotta, ma il Cielo annuncia la sua venuta. Da Oriente, alcuni uomini di scienza leggono nel corso di un astro inconsueto questo grande avvento. Così seguono la stella per adorare la grandezza di Dio nella piccolezza di un neonato in una mangiatoia. Portano in dono oro, perché il Bambino è re, incenso, come quello che si offre a Dio nel Tempio, e mirra, per evocare la morte e l’unzione dei corpi per conservarli in vista della Risurrezione.

Quando la stella si ferma, i Magi provano una grande gioia. Anche noi possiamo unirci ai Magi, seguendo la stella, gioendo perché è nato per noi il Redentore, accogliendo la sua venuta ogni giorno nella nostra vita. Ma è davvero così? Gioisce il popolo per questo? La Stella basta ad indicare la via della salvezza e della Luce che viene? Forse non basta !!! Vedere la stella. È il punto di partenza. Ma perché, potremmo chiederci, solo i Magi hanno visto la stella? Forse perché in pochi avevano alzato lo sguardo al cielo. Spesso, infatti, nella vita ci si accontenta di guardare per terra: bastano la salute, qualche soldo e un po’ di divertimento. E ci domandiamo: noi, sappiamo ancora alzare lo sguardo al cielo? Sappiamo sognare, desiderare Dio, attendere la sua novità, o ci lasciamo trasportare dalla vita come un ramo secco dal vento? I Magi non si sono accontentati di vivacchiare, di galleggiare. Hanno intuito che, per vivere davvero, serve una meta alta e perciò bisogna tenere alto lo sguardo. Ma, potremmo chiederci ancora, perché, tra quanti alzavano lo sguardo al cielo, tanti altri non hanno seguito quella stella, “la sua stella” (Mt 2,2)? Forse perché non era una stella appariscente, che splendeva più di altre. Era una stella, dice il Vangelo, che i Magi videro appena “spuntare” (cfr,, Mt 2.9). Camminare, la seconda azione dei Magi, è essenziale per trovare Gesù.

La Sua Stella, infatti, domanda la decisione del cammino, la fatica quotidiana della marcia; chiede di liberarsi da pesi inutili e da fastosità ingombranti, che intralciano, e di accettare gli imprevisti che non compaiono sulla mappa del quieto vivere. Gesù si lascia trovare da chi lo cerca, ma per cercarlo bisogna muoversi, andare, fare un passo verso…e mettersi in cammino non è facile. Terza azione dei Magi sempre in movimento sarà quella di offrire. Arrivati da Gesù, dopo il lungo viaggio, i Magi fanno come Lui: donano. Gesù è lì per offrire la vita, essi offrono i loro beni preziosi: oro, incenso e mirra. Fare il bene senza calcoli, anche se nessuno ce lo chiede, anche se non ci fa guadagnare nulla, anche se non ci fa piacere. Dio questo desidera. Egli, fattosi piccolo per noi, ci chiede di offrire qualcosa per i suoi fratelli più piccoli. Chi sono? Sono proprio quelli che non hanno da ricambiare, come il bisognoso, l’affamato, il forestiero, il carcerato, il povero (cfr Mt 25,31-46). Ma dove trovarono questo segno di salvezza? In una “grotta”.

La Grotta fu così chiamata la Grotta del Latte e divenne rapidamente un luogo di pellegrinaggio per i primi cristiani, i quali credevano che mescolando il morbido gesso bianco della grotta con il cibo e le bevande ne avrebbe migliorato la fertilità e la produzione di latte materno. Grotta che è indicativa anche delle proprie cavità del cuore che nascondono alcune volte bestie feroci che distruggono e divorano dignità e vite umane nell’egoismo cieco e indifferente. A Natale è Dio che cerca l’uomo. All’Epifania, è l’uomo che cerca Dio. Ed è tutto un germinare di segni: come segno Maria ha un angelo, Giuseppe un sogno, i pastori un Bambino nella mangiatoia, ai Magi basta una stella, a noi bastano i Magi. Perfino Erode ha il segno: dei viaggiatori che giungono dall’Oriente, culla della luce, a cercare un altro re. Perché un segno c’è sempre, per tutti, anche oggi. Spesso si tratta di piccoli segni, sommessi; più spes­so ancora si tratta di persone che sono epifanie di bontà, incarnazioni viventi di Vangelo, che hanno occhi e parole come stelle. L’uomo è la stella: «percorri l’uomo e troverai Dio» (sant’Agostino). Perché Dio non è il Dio dei libri, ma della carne in cui è disceso. Come possiamo diventare anche noi lettori di segni, e non scribi sotto un cielo vuoto?

Papa Benedetto XVI a tal proposito in una sua Omelia diceva: “Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare. Ed è proprio questa la stella da seguire: “Non è con un telescopio qualsiasi, ma con gli occhi profondi della ragione alla ricerca del senso ultimo della realtà e con il desiderio di Dio mosso dalla fede, che è possibile incontrarlo, anzi si rende possibile che Dio si avvicini a noi. I Magi dunque erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di leggere negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini ‘in ricerca’ di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita”. Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo ma nell’umiltà del suo amore, quell’amore che chiede alla nostra libertà di essere accolto per trasformarci e renderci capaci di arrivare a Colui che è l’Amore. Non a Gerusalemme dunque, ma a Betlemme, dove incontriamo l’apparente impotenza del suo amore. Ed è là che noi dobbiamo andare, ed è là che ritroviamo la stella di Dio. Possa ognuno alzare gli occhi dalle ferite, avere la forza di accogliere il dono, avere la disponibilità del cuore a camminare verso la via della Pace e della Verità.
Buona Epifania a Tutti

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa