Natività di Maria, nasce una “bambina che è la piena di Grazia”. Abbiamo bisogno di speranza, di una luce, di un faro che possa illuminare la notte anche più buia. È nell’anima di ogni uomo la ricerca della speranza, è un dato di fatto. In teatro, si dice che il “buio assoluto” è impossibile averlo: ci sarà sempre un barlume di luce che farà in modo che le tavole del palcoscenico non siano del tutto e pienamente nell’oscurità. Sarebbe bene ricordarsi di ciò, in tempi in cui è davvero difficile trovare la parola “speranza” in tanto bailamme di notizie di guerra e di crisi economica, di sfiducia nel futuro.

Nel Martirologio Romano che contiene tutte le festività che si celebrano durante l’anno liturgico, tra le feste in onore o dedicate alla Vergine Maria, commuove quella che oggi ricordiamo: La Natività di Maria appunto l’8 settembre. Questa ricorrenza ci fa venire in mente un’altra Nascita, che celebreremo nel Natale che principalmente è luce: la nascita è sempre sinonimo di speranza. E, il Natale di Maria, ci ricorda, ancor prima della nascita di Gesù Cristo, anche questo: nasce una Bambina, colma di grazia; nasce una Bambina che, nel mirabile progetto di Dio, fa parte del cosiddetto Piano di Salvezza del Signore, visto che la natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della stessa salvezza. È aurora che precede il sole di giustizia, poiché Maria preannuncia a tutto il mondo la gioia del Salvatore. La prima fonte che narra questo evento è il cosiddetto Protovangelo di Giacomo secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica di Sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa si estese poi a Costantinopoli e fu introdotta in occidente da Sergio I, pontefice di origine siriana. Una delle più belle descrizioni di questa festa ci viene data da Sant’Andrea di Creta, Vescovo: “La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l’incarnazione del Verbo. Infatti, Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio. La Beata Vergine Maria ci fa godere di un duplice beneficio: ci innalza alla conoscenza della verità, e ci libera dal dominio della lettera, esonerandoci dal suo servizio. In che modo e a quale condizione? L’ombra della notte si ritira all’appressarsi della luce del giorno, e la grazia ci reca la libertà in luogo della schiavitù della legge. La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento”.

Il Nuovo e l’Antico, dunque: il passato e il presente che diviene futuro d’eternità. Un futuro di luce, soprattutto. Il francescano Antonio di Padova, uno dei più importanti cantori della Vergine Maria, in uno dei suoi poetici Sermoni, ricorda: “A Maria, la cui vita era già nei cieli, viene detto: Ave, piena di grazia! E osserva che l’Angelo non disse: Ave, Maria! ma: Ave, piena di grazia! Noi invece diciamo: Ave, Maria! cioè “stella del mare”, perché siamo ancora in mezzo al mare, siamo sbattuti dai flutti, sommersi dalla tempesta, e perciò gridiamo: Stella del mare! per arrivare con il suo aiuto al porto della salvezza. È lei che salva dalla tempesta coloro che la invocano, che mostra la via, che guida al porto”. Lungi dall’essere un semplice “compleanno”, la festa odierna celebra il riscatto del mondo decaduto, il principio della salvezza. Perciò la liturgia siro-occidentale ha una preghiera, il Sedro, che per la Natività di Maria non teme di richiamare il versetto di un salmo normalmente riferito alla Risurrezione. I libri di storia non ne parlano, ma la nascita della Madre di Dio ci dice che il maligno è sconfitto e la creazione rinnovata. Le chiese orientali hanno saputo solennizzare la festa liturgica odierna, alla quale dedicano dei testi liturgici di incomparabile bellezza e profondità e che ci aiutano almeno un poco ad intuire lo sconvolgimento cosmico di questa festa così bella e, purtroppo, così ignorata. L’uomo è troppo addentro le cose terrene, è troppo agitato da quello che deve fare lui da non trovar tempo per contemplare l’opera di Dio e attendere con fiducia il suo compimento. Eppure, Dio non si smentisce: così fu, così è, così sarà. La festa liturgica odierna è un grande atto di abbandono in Dio, certi che la vita vera è già presente e opera nel mondo, che la salvezza è già giunta, che il maligno è già sconfitto, nonostante questa salvezza sia nascosta ai nostri occhi.

Ma è lì che va cercata, nella novità di Dio, che ha un nome ben preciso: Maria. Lì, e non nelle vane speranze della scienza o della politica, dell’economia e della cultura; e ancor meno nelle iniziative umane di riforma della Chiesa. Tutte queste cose sono idoli, “opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida” (Cfr., Sal 114, 4-8). Che questa festa ci liberi dalle false speranze; possa, come augura ancora una volta il testo del Sedro, “portare a noi le gioie spirituali e la pace della coscienza; siano guariti i nostri mali, abbia fine la nostra tristezza e possa la luce della tua sapienza splendere nelle nostre anime; risplenda questo giorno con la promessa di un futuro luminoso e favorevole”. Il futuro del regno del Cuore Immacolato di Maria. Con la festa odierna è stabilito il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla. Casa bella, poiché, se la Sapienza si costruì una casa con sette colonne lavorate, questo palazzo di Maria poggia sui sette doni dello Spirito Santo. Salomone celebrò in modo solennissimo l’inaugurazione di un tempio di pietra. Come celebreremo la nascita di Maria, tempio del Verbo incarnato? Ognuno risponda in sé stesso. Che la Sua Nascita sia ancora seme fecondo per la fede, rigenerando speranza, ridonando fiducia, portando a consapevolezza della Luce e della Speranza operata in salvezza per molti.

Preghiera per la Natività di Maria Santissima

O Maria Santissima, eletta e destinata Madre
dell’unigenito Figlio del Padre, preannunciata dai Profeti,
attesa dai Patriarchi e desiderata da tutte le genti,
sacrario e vivo tempio dello Spirito Santo,
sole senza macchia perché concepita senza peccato,
Signora del Cielo e della terra, Regina degli Angeli,
umilmente prostrati ti veneriamo e ci rallegriamo
dell’annuale ricorrenza della tua felicissima nascita.
Ti supplichiamo di venire spiritualmente
a nascere nelle anime nostre, affinché queste,
prese dalla tua amabilità e dolcezza,
vivano sempre 
unite al tuo dolcissimoe amabilissimo Cuore.
Amen.

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa