Che si tratti di interpretazione teorica, che si tratti di esegesi, che possa essere un aiuto autentico o il frutto di una tradizione popolare, i “simboli” indicano qualcosa e soprattutto rappresentano e sono segno, contraddistinguono l’appartenenza ad un gruppo, ad una realtà. Ci sono molte idee sull’origine della simbologia cristiana, ma ve ne sono altri che sono segno di esclusiva interpretazione laica. Vediamo insieme alcune convergenze e divergenze tra loro. Che si tratti di una croce, di un pesce o di un presepe: i simboli cristiani li incontriamo spesso nella vita di tutti i giorni e, non solo, in chiesa o in un cimitero. Ma spesso sappiamo poco delle loro origini e di quale possa essere il loro significato. Proveremo ad offrire ulteriori informazioni sui simboli religiosi nel cristianesimo con questo articolo.

Partendo da un livello storico, possiamo affermare che, i simboli tradizionali sono estremamente diversi nel cristianesimo. Possono essere divisi in due gruppi: da un lato, simboli puramente cristiani, e dall altro simboli che provengono da altre religioni o hanno altri significati che sono stati reinterpretati dalla nuova fede. Il simbolo originale dei primi cristiani non era la croce, ma il monogramma di Cristo XP (prime lettere Chi e Rho dell’ortografia greca ΧΡΙΣΤΟΣ, Kristòs – Cristo). Inoltre, a quel tempo i seguaci di Gesù usavano un pesce stilizzato come segno segreto per riconoscersi come cristiani. Questi segni venivano usati sempre più frequentemente nella vita di tutti i giorni. Si possono trovare sui muri delle catacombe romane, su gioielli, lampade e vasi. Fu solo nel V secolo che la croce divenne il simbolo centrale della cristianità. Partiamo da quello più gettonato: la Croce dunque segno di contraddizione e scandalo per molti credenti e non. La Croce è il simbolo più importante della cristianità. Commemora la morte di Gesù sulla croce e quindi l’evento centrale della fede cristiana. Da un lato, la croce rappresenta la morte sacrificale di Gesù, ma allo stesso tempo simboleggia la sua risurrezione dai morti. È venerato come simbolo religioso della riconciliazione con Dio donata da Gesù ad esempio durante la devozione alla Croce del Venerdì Santo. Le croci possono essere trovate in varie forme non solo nelle chiese, ma anche nelle case private, dove adornano l’angolo di Dio.

Anche i cristiani indossano la croce come ornamento per mostrare che appartengono alla fede cristiana. Ma è solo questo? Significa solamente questo? No, per coloro che vivono di fede, raccoglie in sé un segreto e una sapienza unica, ed ha potere salvifico. Cominciamo con quello che Gesù non intendeva. Molte persone interpretano la “croce” come qualche peso che devono portare nelle loro vite: un rapporto conflittuale, un lavoro ingrato, una malattia fisica. Con orgoglio e vittimismo, dicono: “È la croce che devo portarmi dietro.” Questa interpretazione non è ciò che intendeva Gesù quando disse: “prenda la sua croce e Mi segua”. Mentre Gesù trasportava la Sua croce fino al Gòlgota per essere crocifisso, nessuno pensava ad essa come ad un simbolo di un peso da portare. Per un uomo del primo secolo, la croce significava solo ed esclusivamente una cosa: la morte nel modo più doloroso ed umiliante che gli esseri umani avessero mai escogitato. Duemila anni dopo, i cristiani vedono la croce come un simbolo a loro caro di espiazione, perdono, grazia ed amore. Ma ai tempi di Gesù, la croce non rappresentava altro che la morte tra i tormenti. Poiché i romani forzavano i criminali condannati a portare le loro stesse croci sul luogo della crocifissione, portare la croce significava portare con sé il proprio strumento di esecuzione, mentre venivano ridicolizzati lungo la strada verso la morte. Dunque, “prenda la sua croce e Mi segua” significa essere disposti a morire per seguire Cristo. Si chiama “morire al sé.” È una chiamata alla resa totale. Dopo che Gesù comandò di portare la croce, disse: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per causa mia, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi rovina se stesso e va in perdizione?” (Cfr., Luca 9,24-25; Matteo 16,26; Marco 8,35-36). Nonostante la chiamata sia difficile, la ricompensa non ha eguali. Seguire Gesù è facile quando la vita va a gonfie vele; il nostro vero impegno nei Suoi confronti si rivela durante le prove. Gesù ci ha assicurato che i Suoi seguaci dovranno affrontare delle prove (Cfr., Giovanni 16,33). Il discepolato richiede sacrificio, e Gesù non ne nascose mai il costo.

Altro simbolo cristiano è il “pesce”, “Ichthys”. A volte puoi vedere un pesce attaccato alle auto come simbolo cristiano. Il simbolo del pesce dice molto sull’autista: i cristiani stanno arrivando. Il pesce è uno dei simboli più antichi del cristianesimo e ha la sua origine nel cristianesimo primitivo circa 2000 anni fa. Quando, sotto il dominio dei romani con la loro fede in molti dei, era ancora proibito e pericoloso per la vita chiamarsi cristiani, le persone inventarono un codice segreto per riconoscersi. La scelta è caduta sul pesce, perché pesce significa I Ch Th Y S in greco e ciascuna delle cinque lettere rappresentava una parola associata a Gesù. La storia del pesce come simbolo di identificazione cadde nel tempo nel dimenticatoio e la croce divenne il vero simbolo religioso dei cristiani. Solo nella seconda metà del XX secolo il pesce ha conosciuto una rinascita come simbolo cristiano. Esiste poi il monogramma di Cristo, chiamato anche Croce Costantiniana è composto dalle lettere X (Chi) e P (Rho) annidate e sta per il nome greco di Cristo. Nel II secolo d.C., le prime comunità cristiane usavano il “Chi-Rho” come simbolo di riconoscimento. Pertanto, il monogramma di Cristo ha una tradizione più lunga della croce, che è meglio conosciuta oggi.

Anche l’Alfa e Omega rappresentano la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco e sono un simbolo per l’inizio e la fine, e quindi per Dio e soprattutto per Gesù Cristo come prima e ultima. Cristo dice anche di sé stesso nell’Apocalisse: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, l’inizio e la fine”. (Cfr., Rivelazione 22,13) In seguito, l’alfa e l’omega furono usati insieme alla croce o al monogramma di Cristo come simboli di Cristo, ad esempio sul cero pasquale. Un vero esempio di mitezza è il simbolo dell’Agnello. L’agnello pasquale è un importante simbolo di Pasqua. L’Agnus Dei, o l’Agnello di Dio in latino, simboleggia Gesù Cristo. Nell’Antico Testamento, l’agnello è un comune animale sacrificale. Nel Nuovo Testamento, lo stesso Giovanni Battista si riferisce a Gesù come “Agnello di Dio” (Cfr., Giovanni 1,29). Gesù è visto come l’Agnello di Dio che si sacrifica per i peccati dell’uomo in amore incondizionato. Secondo la fede cristiana, attraverso la sua morte e risurrezione ha redento l’umanità. Nell’iconografia cristiana, l’Agnello di Dio è solitamente raffigurato con la bandiera della vittoria con una croce rossa su sfondo bianco. Questo per simboleggiare la vittoria di Gesù sulla morte. Detta così sembrerebbe solo una rassegna di spiegazione finalizzate a dare ragione di una fede manifestata. I simboli cristiani rappresentano la ragione di una fede racchiusa nella tradizione di popoli di ogni tempo di tutti i tempi. Se togliamo dai simboli l’aspetto spirituale, restano solo rituali, identificazioni fanatiche e magari anche fastidiose.

Tra i simboli laici quello che maggiormente può, secondo ragione essere avvicinato a quello cristiano è l’Albero della Vita. La sua spiritualità è notevole nella tradizione di diversi popoli. L’Albero della Vita ha radici antichissime, è un simbolo appartenente a numerose tradizioni spirituali, per questo ne esistono diverse rappresentazioni. Qualunque sia la forma con cui viene rappresentato, il significato simbolico è sempre lo stesso: l’unità e l’interconnessione tra tutte le forme di vita esistenti. La sua immagine mostra le radici che affondano nel terreno, mentre i rami si connettono con il cielo, proprio a simboleggiare che non c’è separazione. Il più famoso è sicuramente quello della cultura norrena, che fa corrispondere ad ogni ramo un reame diverso, ad indicare che nonostante le diversità, i confini e le divergenze tra i diversi regni, non si può trascendere dalla connessione. Certo avremmo bisogno di molto più tempo per approfondire ogni singolo simbolo, ma lasciamo a conclusione una semplice considerazione: che si tratti di simboli cristiani, di segni laici, se non aiutano ad elevare lo sguardo al Soprannaturale, rimangono fine a sé stessi. La fede si nutre, così come la vita di piccoli semi a nutrire, anima, mente e cuore. A noi la scelta di coltivarli, custodirli e farli fruttificare perché portino a ciò che realmente indicano.

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa