La Luce viene tra incertezze e speranze
di Maria Pia Cirolla

Ogni anno il Natale è un punto di luce, ogni cosa accanto al nostro quotidiano è splendore, dice colore, dice del bello che le creature sono capaci di manifestare all’esterno per sottolineare un momento di gioia infinita, di festa, di partecipazione all’altra Gioia, quella cosmica! Case, strade e vetrine illuminate ce lo ricordano ma non svelano ciò che significa. Per i molti, questo tempo che si trascina da diverse settimane, rimane un tempo contrassegnato dalla frenesia, da un brusìo di chiasso, di suoni, di apparenti felicità contrassegnate da sorrisi, ma resta ed è solo un tempo di vacanza. Rimane quel tempo che è destinato per fare dei regali o per attenderli, spesso si spera di riceverli da coloro che sono i depositari del nostro affetto, della nostra ammirazione, del nostro amore. Altri, coloro che si identificano sotto una sfera della spiritualità, affermeranno che, il Natale, è la festa per ricordare la nascita di un uomo di nome Gesù Cristo. Per altri il Natale è semplicemente il compleanno di Gesù.
La festa del Natale entrò nel calendario cristiano molto tardi, nel 354 d.C., con l’imperatore Costantino. Nei primi secoli, infatti, i cristiani non avevano altra festa che la Pasqua, che veniva chiamata “Giorno del Sole” perché ricordava la resurrezione di Cristo. Il 25 dicembre era il giorno in cui a Roma veniva celebrata la festa del solstizio d’inverno e dell’approssimarsi della primavera. Era una festa caratterizzata da un’incontenibile gioia perché il sole ricominciava a splendere. I cristiani presero questa festa pagana perché consideravano Gesù il sole venuto a visitarci dall’alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte. 

I riti, che ogni anno compiamo, ce lo spiegano. Il rito veicola dei contenuti ma non è il fine. Ci scambiamo gli auguri di “Buon Natale” senza sapere spesso cosa ci stiamo augurando. Per questo la festa del Natale può trasformarsi in pura formalità, una semplice e ripetitiva tradizione vissuta in modo superficiale e mondano.
È bene ricordarsi e chiarire che Natale significa “nascita”. Augurandoci dunque buon Natale ci auguriamo “buona nascita”. Ogni giorno dobbiamo ricordare a noi stessi che ci vuole vita per amare la vita.
La molla della vita è caricata di continui cambiamenti. In questo tempo in cui siamo proiettati a realizzarci esternamente è bene accogliere un po’ di vuoto, di silenzio. Per nascere di nuovo, non si deve fuggire da se stessi, ma accettare cadute e fallimenti. Il nuovo sorge sempre su ciò che siamo stati, anche se di quel passato in alcuni casi restano solo macerie. La vita partorisce di continuo, devi seguirne il ritmo. È un continuo morire di vecchi equilibri, modi di pensare, atteggiamenti, per stimolare mente e cuore a rinascere con nuove scelte, nuove motivazioni, nuovi interessi.
Un altro rito tipico del Natale è il ritrovarsi in famiglia, attorno alla tavola, dove ritroviamo i gusti dei cibi delle nostre tradizioni. In famiglia ritroviamo anche il senso e il bisogno di appartenenza che ci aiutano a superare la solitudine. Fare casa è anche la bellezza e la gioia di raccontarsi per condividere le esperienze e il cammino compiuto. Non chiameremo mai casa un ufficio o una scuola perché nelle case non esistono gesti formali, ma solo gesti di familiarità che offrono un clima di comunione e di accoglienza. Essere casa è avere cuore e mente attenti, aprire l’anima senza risparmio ai bisogni e alle sofferenze degli uomini, di chi incontri nel tuo cammino e soprattutto di chi ti vive accanto. Sii consapevole di quanto sia stato importante per te, in certi momenti, l’aiuto degli altri, della tua famiglia, perché forse da solo non ce l’avresti fatta.
Un’altra usanza del Natale è lo scambio dei doni. Una via privilegiata per entrare in empatia con le persone che incontri e sono a te care. Quando porti un dono vuoi onorare la persona che lo riceve e l’accoglienza che ti viene offerta. In questo scambio si condivide gioia e, se rifletti, puoi intuire che possiedi solo ciò che doni, quello che trattieni non lo possiedi ma ti possiede.
A Natale addobbiamo di luci le nostre case, poggiamo candele, punti di luce che toccano l’intimo dell’uomo perché la luce è simbolo di amore e di pace. Tutti abbiamo desiderio di pace. Qualità che tutti possiamo e vogliamo avere come direzione e ritrovare dentro di noi.
Apri il tuo cuore alla vera luce: la luce che può illuminare e trasformare noi stessi se nasce dentro di noi, la luce del bene che vince il male, dell’amore che supera l’odio, della vita che sconfigge la morte.
Desiderare di entrare nello spirito del Natale, presuppone aver compreso il senso del Natale stesso, che non va alla ricerca delle scintille emozionali del momento risultato della lacrima versata accanto al Presepe che richiama l’evento della Nostra Salvezza.
Il significato profondo del Natale è accogliere il “dono dei doni”, solo la Sua venuta ma nella Verità del suo essere Carne, solleva dalla superficialità emozionali che passano, che fa assaporare una scintilla di quella ambita Gioia ma che non sarà capace di far cessare completamente la fame e la sete di felicità di cui il genere umano ha fortemente bisogno.
La certezza di questa venuta dovrebbe allargare cuore, mente, spirito, far cessare rivalità, ipocrisie, mettere a tacere presunte certezze possedute che diventano paglia che brucia nel fuoco quando entra in contatto con la vera Sapienza del mondo.
Cosa serve la festa del Natale se accanto vive il dolore silenzioso non ascoltato!
Cosa posso vivere quale armonia cosmica se dentro di me è costruito un mondo di finzione, di facciata che predispone al vuoto e al nulla nella carità velata da esibizionismo!
A cosa serve il regalo e la magica formula “buon Natale”, “tanti auguri” se il vero augurio non sono capace né disponibile a generarlo in quanti vivono accanto! Vi lascio queste cinque piccole riflessioni che faccio a me e a tutti:
1. Le tenebre non hanno mai vinto la luce; non farti sopraffare da loro perché non sono l’ultima parola, neppure nella prova, nella malattia, nell’ingiustizia.
2. Non procedere a lungo con il cuore turbato o rattristato, c’è il rischio di spegnere la luce dei tuoi occhi perché a prevalere sono il rancore o il giudizio della tua mente.
3. Ritrova in te stesso la bellezza e la gioia della condivisione.
4. Se lavori con umiltà, perseveranza e determinazione per il bene di tutti gli uomini sarà visibile la tua luce e la tua sarà vera accoglienza.
5. Un cuore riconciliato con il suo passato, sa vivere in pace con sé e le altre creature: è un cuore rigenerato nella Speranza ed ecco che viene la Luce, ed è nuova luce.
Colgo l’occasione per rivolgere il mio sincero augurio a te carissima Consuelo di Buon Natale così come lo estendo a tutti i lettori. Grazie per questo un anno che mi hai offerto, è stata la possibilità di parlare con i miei pensieri di cuore, sperare di essere quel fiore nel deserto di una vita orientata alla Speranza!

 

Di Consuelo Noviello

Informalibera.com è una testata giornalistica telematica nata nel 2012 dalla passione per l'informazione di Consuelo Noviello. Riservato ogni utilizzo ed uso @informalibera