“Ero malato e mi avete visitato!
La missione taumaturgica di un Angelo: Rita Cutolo”
di Maria Pia Cirolla

Per presentare oggi la delicata e affascinante missione taumaturgica di questa umile messaggera del Signore, l’Angelo dei malati, Rita Cutolo, ci rivolgiamo ad un brano del Vangelo di Matteo che esprime il vero significato di questo apostolato, tanto delicato quanto doloroso che abbiamo avuto modo di incrociare sul nostro percorso di vita: avere a che fare con il dolore e la sofferenza delle creature. Dice così questo passo del Vangelo: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”(cfr. Mt 25, 31-46).
Esattamente questa la semplice verità che abbiamo anche noi potuto riscontrare accompagnando in alcune giornate l’opera della carità effettuata da Rita tutti i giorni della sua missione: la dolcezza dell’agire che richiama il fondamento principe di tutti i comandamenti quello della carità. La carità che leggiamo come koinonia, comunione, che vede la condivisione fraterna di ciò che si ha a disposizione, nel caso specifico di Rita, il dono del sollevare, accompagnare, e aiutare nella cura il dolore fisico e morale delle persone.
Davvero estremamente delicato discernere in alcune situazioni che abbiamo avuto modo di ascoltare e di vedere, difficile l’accettazione di alcune testimonianze che abbiamo ascoltato se non accompagnate da un cuore nutrito dalla fede e dalla operosità della grazia. Perché utilizziamo queste definizioni per poter descrivere il miracolo di cui siamo stati testimoni in questa estate complessa e diversa della nostra vita? Perché se si separa dal principio del credere, dell’inclusione della fede nelle opere tutto si riduce solo al semplice e sterile esteriore delle manifestazioni che sfiorano la spettacolarità o addirittura l’esoterismo o nella peggiore delle ipotesi la magia.
Ci siamo impegnati e, continueremo a farlo ancora, di dare voce a quelle decine, centinaia di persone che abbiamo ascoltato, incontrato stando diversi giorni accanto alla silenziosa missione di Rita, e vogliamo solamente rendere testimonianza, senza fanatismi, senza falsità, senza ingannare nessuno, proprio perché in quest’opera, come molte altre ce ne sono sparse nel mondo di oggi così come in quello di ieri, vi è un sigillo che differenzia l’agire di questa piccola gigante nella fede, da altre modalità di lettura del dono che si va poi a vedere e verificare essere stato ricevuto, ed è la Fede! Ora taceranno le nostre emozioni, le nostre idee che vorremmo condividere per dare voce a coloro che sono stati, diciamo così “graziati” ed hanno trovato giovamento dal suo speciale intervento. In questo focus daremo voce a qualcuna di queste testimonianze per aiutare meglio a chiarire che cosa dobbiamo dire a questo Angelo per la sua missione taumaturgica: il nostro grazie a Dio che si serve delle sue creature per la Sua Lode e Ringraziamento. Certo ribadiamo e risottolineiamo quanto già detto nel precedente articolo: anche senza il dono del miracolo, la fede deve essere sempre alimentata da un altro nobile sentimento che si divide tra la certa fiducia e l’operosa e silenziosa speranza. Non nascondiamo certo le emozioni che abbiamo vissuto ascoltando le voci delle persone che abbiamo incrociato nel nostro cammino, un misto tra meraviglia, commozione infinita e rendimento di grazie per le meraviglie operate dalla Grazia che, ancora oggi, in maniera misteriosa, viene disseminata nella vita delle creature che si fidano e si affidano a Dio. Lasciamo ora lo spazio alle testimonianze.
Tra le centinaia di volti, tra le centinaia di voci che abbiamo ascoltato, ne citiamo alcuni, senza fare torto a nessuno, ma la scelta è stata davvero difficile, ritenendo ogni singola testimonianza, un vero tesoro di misericordiosa, di carità condivisa con noi spettatori di un vero miracolo! La cosa che abbiamo constatato in tutte le persone è il desiderio spontaneo di raccontarsi, un po come fece il cieco nato, quando alla domanda che cosa ti ha fatto, lui rispose semplicemente io non lo so, ma so solo che prima non ci vedevo e ora ci vedo!!! Similmente, ognuno di queste creature lasciava trapelare dal volto e dalle parole l’emozione per l’incredulità vissuta ma per la bellezza del dono riscontrato.
La prima che citeremo in questo focus è Nadia, si era recata da Rita con un focolaio invasivo ai polmoni in uno stadio avanzato. Si temeva il peggio racconta ma dopo alcune applicazioni eseguite da Rita, non quantizzate se tre, quattro, il focolaio sparisce! Aggiunge con viso completamente irradiato dalla gioia che “venire qui da Rita mi dà gioia, mi dà un senso di profondissima pace, perché vedo Gesù agire in lei!”.
Sabrina, si reca da Rita con una diagnosi di tumore al seno. Sofferenza, dolore immenso e paura. Dopo diverse applicazioni di Rita il tumore al seno scompare. Non riteniamo di dover aggiungere altro a seguito di queste parole, ma solo due lacrime irrigano il nostro viso.
Erica, giunge in condizioni disperate da Rita, tumore all’utero al terzo stadio! Questa la diagnosi. Dopo essersi sottoposta ad alcune sedute di Rita questo tumore non solo sparisce ma si sentirà come se non avesse mai avuto nulla poiché oltre al tumore aveva anche delle crisi epilettiche che la rendevano schiava di una vita non vissuta ma subìta a motivo delle crisi: sparite anche quelle.
Emilia che parla di una guarigione straordinaria ricevuta dalla sorella con emorragia celebrale, viene chiesto di fare una risonanza magnetica e le cicatrici provocate dall’invasione dell’emorragia risulteranno sparite dopo che si è sottoposta alle applicazioni di Rita.
Federico diagnosticato un tumore all’intestino livello cosiddetto 4 stadio! Paura, preoccupazione, senso di smarrimento ma una speranza gli viene proposta nell’impossibilità delle prospettive, andare a fare qualche applicazione da Rita Cutolo. Fatte le quali non si sa perché né come il tumore sparisce!
Breve pausa di riflessione: tutte le cose che stiamo portando all’attenzione dei lettori, non vogliono in nessun modo scandalizzare chi magari non ha avuto questa possibilità di riceverlo il dono della guarigione, che magari ha anche perso quelle persone cha amava proprio a causa della malattia che ha devastato e consumato. Quello che è nostro desiderio è ridare dignità a un principio elementare e semplice costituito nella Misericordia operata dal Signore, che mette sul cammino quegli strumenti per poter far arrivare il dono, se viene chiesto. Perché poi ad alcuni viene dato e ad altri sembra negata la possibilità di una seconda chance, questo a nessuno è dato sapere. Che cosa accade in queste applicazioni in concreto? Cosa fa in sintesi Rita con le sue applicazioni?
Noi non siamo medici, ma in questo momento siamo cronisti, siamo spettatori attenti di un miracolo che avviene e non sappiamo il perché, anzi il perché lo intuiamo, ed è per Grazia Divina, ma non possiamo sapere perché ad alcuni sì e ad altri no. In queste applicazioni che avviene! Rita ha nelle sue mani una dote naturale: si tratta di una forma di calore che si sprigiona, una specie possiamo dire così di calore che viene trasmesso, come un fuoco concentrato sul palmo delle sue mani che appoggia in diverse parti del corpo delle persone ammalate. Questo fuoco chi lo riceve testimonia essere un calore benefico, che dona sollievo ed arriva alla guarigione. Ogni persona che abbiamo ascoltato racconta tra una commozione che soffoca e una gioia che si desidera condividere, di essere stata oggetto di un vero miracolo, perché hanno ricevuto qualcosa di inatteso, inspiegabile, immeritato e sul quale nessuno poi ci contava potesse realmente accadere. La nostra posizione dinnanzi a questo fatto straordinario può avere due modi di approcciarsi poi con questi fenomeni: il primo è il totale scetticismo, facilmente sostituito da inganno, plagio, menzogna, coreografia, spettacolarità, per essere educati e generosi!!!
L’altro atteggiamento è come quello della donna emorroissa del vangelo, del cieco nato tale, del muto indemoniato, del centurione cui gli viene guarito il figlio, della bambina risuscitata… e tanti altri episodi in cui si vede Gesù che cura, sana, guarisce, fa rinascere. Tutti hanno come collante principale un solo elemento: la Fede! Per fede Abramo credette al di là di ogni ragionevole speranza. Per fede Mosè si lasciò portare dalla mano potente di Dio e liberò il popolo dalla schiavitù in Egitto. Per fede la donna pensa che solo toccando il lembo del mantello di Gesù sarà guarita. Per fede il centurione sa che se Gesù vorrà suo figlio verrà guarito anche se lui, Gesù, non andrà a casa sua per visitarlo, perché si riteneva un peccatore. Per fede ogni creatura che abbiamo ascoltato ha attraversato il territorio nazionale recandosi da questa piccola, grande donna per ricevere, se poteva essere volontà di Dio, la via giusta per trovare sollievo.
Quanta grazia se una persona ha fede!!! Se si fida che quella mano che cura non è legata alla persona in sé quanto ad una mano ancora più grande che mediante le sue mani desidera distribuire grazia, pace, desidera farsi conoscere e amare attraverso le ferite del dolore, della malattia che lacera e distrugge la dignità, che limita, che umilia, che rende incapaci di lode e di ringraziamento perché le urla del dolore soffocano la voce dell’Amore che chiama a compiere azioni per la vita.
Le testimonianze che abbiamo raccolto non possono essere tutte contenute in questo articolo/focus. Ci stiamo organizzando per preparare una più ampia ed approfondita ricerca per far sì che le voci di tutti siano conosciute, non per fare spettacolo dell’assurdo, ma per provare ad allargare cuore, anima e spirito alla speranza che l’amore è elargito sempre in tempi e modi che alle creature non è dato conoscere. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi. Per ora desideriamo concludere con un ultimo pensiero: “Il povero ha un potere misterioso: nella sua debolezza, egli diviene capace di toccare i cuori induriti e di rivelare le loro fonti d’acqua viva nascosta in loro. E’ la manina del bimbo di cui non si ha paura, che scivola attraverso le sbarre della nostra prigione ed egoismo. Egli arriva ad aprire la serratura. Egli libera. E Dio si cela nel bambino. I poveri ci evangelizzano. E’ per questo che sono i tesori della Chiesa. (Jean Vanier)”.
Ecco solo così la via della piccolezza, dell’umiltà, che non vuol dire umiliazione, del farsi piccoli, lascia lo spazio all’azione gratuita della Misericordia. Un grazia a quanti si sono aperti con noi raccontandoci le loro sofferenze personali, non per diventare famosi ma per stimolare atri che vivono dolore, sofferenza, paura, terrore della mancanza di autonomia, paura della solitudine perché quando si soffre si rimane profondamente soli, ad avere coraggio, speranza, pazienza ed attendere il tempo di Dio che è sempre un tempo per la vita e mai per la morte!

Di Consuelo Noviello

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