A Natale siamo tutti più buoni, quante volte abbiamo sentito dire questa frase? Fino alla nausea! Ma è davvero questo il senso del Natale?Il Natale è davvero la festa più bella, che siate cattolici o no, non si può rimanere indifferenti al Natale, in bene o in male. L’atmosfera natalizia è fitta, si sente in ogni cosa, in ogni dove, addobbi, luci colorate che si ergono ovunque, alberi di Natale ingombranti, canzoni natalizie ti aspettano in agguato in ogni negozio in cui entri, il traffico, folle in preda a manie compulsive di acquisti, le cene che non hanno mai una fine, i parenti non mancano… diciamocelo, il Natale può diventare disturbante se vissuto male, può essere una grande gioia… o una grande scocciatura. E lo spirito?

Dunque ci siamo, è arrivato il Natale, ma perché non siamo tutti felici? Per il clima che lo contraddistingue, il Natale è una festa universale. Anche chi non si professa credente, infatti, può percepire in questa annuale ricorrenza cristiana qualcosa di straordinario e di trascendente, qualcosa di intimo che parla al cuore. E’ la festa che canta il dono della vita. La nascita di un bambino dovrebbe essere sempre un evento che reca gioia; l’abbraccio di un neonato suscita normalmente sentimenti di attenzione e di premura, di commozione e di tenerezza. Il Natale è l’incontro con un neonato che vagisce in una misera grotta. Contemplandolo nel presepe come non pensare ai tanti bambini che ancora oggi vengono alla luce in una grande povertà, in molte regioni del mondo? Come non pensare ai neonati non accolti e rifiutati, a quelli che non riescono a sopravvivere per carenza di cure e di attenzioni? Come non pensare anche alle famiglie che vorrebbero la gioia di un figlio e non vedono colmata questa loro attesa? Sotto la spinta di un consumismo edonista, purtroppo, il Natale rischia di perdere il suo significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale di acquisti e scambi di doni! In verità, però, le difficoltà, le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo tantissime famiglie, e che tocca l’intera l’umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il calore della semplicità, dell’amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale. Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare così un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo.

Natale non è una festa dell’umanità nobile, non un abbandono ai ricordi d’infanzia e ai dolci sentimenti di un gioioso amore per gli uomini, nemmeno la festa del Bambino Gesù, che ci sorride dal seno di una madre piena di grazia e ci rivela l’amore del Buon Dio, è infinitamente di più. Osserviamo le indicazioni che ci condurranno alla perfetta conoscenza della via seguita dalla Parola di Dio nella sua manifestazione nella notte santa. Nasce nella profonda oscurità di una delle più lunghe notti dell’anno; nel silenzio assoluto; senza conforto umano; in una grotta, opera della natura; lontano dalla città. Nel tuo avvicinamento al mistero dell’Incarnazione devi tener conto di ognuna di queste circostanze, additate dalla liturgia, non per fantasticarci sopra o perderti in dannosi sentimentalismi, ma con quell’attenzione che metti quando, in un paese sconosciuto, consulti la carta per orientarti. Più seguirai queste indicazioni e più ti renderai persuaso che queste sono le uniche concesse, a te e a tutti, per ritrovare la terra riconsacrata dalla discesa del Figlio di Dio.

La tua prima cura sia di ritrovare in te la terra verginale, liberandoti da tutte le soprastrutture che vengono dagli uomini; questo lo otterrai quando sentirai te stesso solo come un anelito che ascende verso l’alto, implorando l’unica luce che lo placa. In tale felice condizione sarai quando in te taceranno le Voci della carne e del sangue, della volontà e della ragione; quando non crederai agli ideali puramente umani di conquista e di realizzazione, e capirai che per l’ineffabile incontro è sufficiente un angolo qualunque della terra dove tu ti senta pronto all’offerta fiduciosa alla Parola, come la materia primordiale, nel silenzio e nella tenebra feconda, era in attesa del comando creatore. Ma perché se questa luce che dovrebbe illuminare, scaldare, confortare, non illumina, non scalda, non conforta? Alcune interpretazioni psicologiche sostengono quanto segue: chiamato dagli americani “Christmas blues” ad indicare una sensazione di leggera depressione, forse più malinconia mista ad ansia che stride con l’allegra atmosfera di luci e gioia che tipicamente si associa al periodo delle feste di Natale, si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso che può colpire sia chi è già affetto da depressione e ansia, ma può presentarsi anche in chi, per i più diversi motivi, non riesce a entrare in sintonia con il “clima del Natale”. Le campagne natalizie sono solitamente sinonimo di gioia, buoni sentimenti, generosità e famiglia. Uscendo però dalla pubblicità e dalla rappresentazione cinematografica, in realtà non sempre il Natale fa emergere sentimenti di gioia che, se vengono a mancare, e fa capolino invece il “Christmas blues” con il carico di sentimenti quali ansia, tristezza e malinconia, sembra quasi di violare una regola aurea.

Il problema risiede anche nel fatto che in molti di noi c’è una aspettativa troppo elevata rispetto alle feste ed ai rituali. Questo perché viviamo in un momento di paura e destabilizzazione e dunque, per reazione, spostiamo l’aspettativa di gioia e serenità proprio sulle feste natalizie, viste come possibilità di ricarica e stabilizzazione. Ma ciò difficilmente si realizza e subentrano così delusione e depressione. Dobbiamo invece renderci conto che il Natale può certamente regalare gioia e serenità, ma non può affrancare totalmente, come se avesse l’effetto di una bacchetta magica, dai disagi profondi che si vivono, sia nella propria vita (disoccupazione, malattie, perdite di persone care) che nel mondo in cui viviamo (guerre, morti, stragi e via dicendo).  Tutto l’anno cerchiamo la felicità ma c’è un periodo dell’anno che sembra che sia tassativo essere felici: il Natale. Ci ho provato. Credetemi, ci ho provato ogni anno a essere felice a Natale ma non sempre ci sono riuscita. Cosa avevo di strano? Perché tutti sembravano essere felici mentre io non vedevo l’ora che passassero le festività? Questa festività più o meno antica, più o meno religiosa che ha le basi su evento astronomico: il solstizio d’inverno, il giorno più corto e la notte più lunga. Tra il 22 e il 24 dicembre, il sole sembra fermarsi in cielo e per un’inversione apparente del moto solare, sembra che la luce del giorno torni ad aumentare solo dal 3 giorno, proprio a Natale, quando il sole riprende la sua vitalità, insomma rinasce. Ecco rinascita. Una parola che mi sta tanto a cuore. Il sole rinasce dalle tenebre. Come capita spesso a tanti di noi nelle nostre vite.  In tutta questa ostentazione di abbondanza di cibo, luci e colori, qualcuno sarà lì seduto a tavola con la testa altrove, magari penserà alle guerre, alla società sempre più crudele e irrazionale, penserà a chi non c’è più, o a chi è lontano. 

No, questa non è felicità. La felicità è essere presenti con la mente, con il corpo e con il cuore nella stessa stanza dove sono gli altri, è stare con chi amiamo e non desideriamo altro se non immortalare quel momento. E allora forse non è una questione personale ma qualcosa che va condiviso. Seneca diceva che per essere felici, bastava guardarsi dentro, perché è lì la fonte di gioia che cerchiamo e perderemo il nostro tempo prezioso se la cerchiamo al di fuori di noi. Ma è un’utopia a cui un essere umano non può raggiungere, la verità è che non siamo nati per restare soli. La vita in compagnia è più bella e si vive tutto in modo più amplificato. E allora sì, a Natale dovremmo essere più felici perché rallentiamo e abbiamo più tempo da trascorrere con chi amiamo. Ma sta a noi scegliere bene cosa fare. Sempre se abbiamo qualcosa in cui credere, qualcuno da amare, qualcosa in cui spendere la nostra vita

Auguri di cuore di Buon e Santo Natale a Tutti i lettori che con passione trascorrono un pochino della loro giornata a leggere le nostre meditazioni e un augurio speciale a te, carissima Consuelo, per l’opportunità che ci offri di esprimere i nostri pensieri.

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa