Dal silenzio della terra al cielo che accoglie: la santità come compimento dell’umano.

C’è un giorno, ogni anno, in cui il cielo sembra chinarsi sulla terra. È il 1° novembre, la Solennità di Tutti i Santi, quando la Chiesa non festeggia un nome solo, ma la moltitudine luminosa di coloro che hanno creduto all’Amore fino in fondo. È la festa di chi ha vissuto l’ordinario con cuore straordinario, di chi ha creduto che anche tra le pieghe più umili dell’esistenza si nasconde il volto di Dio. La santità, infatti, non è un traguardo lontano, ma un cammino che inizia ogni mattina, nella vita che abbiamo tra le mani. È il respiro stesso di Dio che attraversa le nostre fragilità, che accende luce nelle nostre ombre. Tutti i Santi, conosciuti o anonimi, ci ricordano che non esiste una vita troppo semplice o troppo ferita per diventare luminosa.
La santità dell’ordinario

Per troppo tempo si è pensato alla santità come a una vetta riservata a pochi eletti. In realtà, il Vangelo ci racconta tutt’altro: la santità è un quotidiano vissuto con amore, un sì ripetuto anche quando costa, una fedeltà silenziosa al bene. È il padre che si alza ogni giorno per la sua famiglia, la madre che non smette di credere nei suoi figli, il giovane che lotta contro la tentazione del cinismo, il sacerdote che resta accanto a chi soffre, la donna che perdona un torto e continua a sperare. I santi non sono nati perfetti, ma si sono lasciati plasmare. Hanno conosciuto la notte, la fatica, la tentazione, la paura. Eppure, non si sono arresi. Hanno creduto che anche nel dolore Dio abita, e che ogni ferita, se offerta, diventa luce per altri. È in questa logica dell’incarnazione che nasce la santità vera — non nei clamori, ma nei passi piccoli e fedeli. Santa Teresa di Lisieux, la piccola via dell’amore quotidiano, lo diceva con parole che restano scolpite:
“Non posso fare grandi cose, ma posso fare piccole cose con grande amore.” E così hanno fatto tanti santi che vivono nel cuore della gente.
Santi di ieri e di oggi: la stessa fiamma

Padre Pio da Pietrelcina portava sul corpo le ferite del Cristo, ma nel profondo del suo cuore abitava una gioia semplice, quella di chi si sa amato. Santa Teresa d’Avila attraversò anni di buio, di incomprensioni e di aridità, ma continuò a scrivere pagine di fuoco sull’amicizia con Dio. San Giovanni Bosco credette nei ragazzi quando nessuno lo faceva, inventando un sogno educativo che ancora oggi dà speranza. Madre Teresa di Calcutta trovò Dio tra i rifiuti delle strade, nei volti più devastati, e nelle sue mani tremanti la carità divenne carne e sorriso. Ma la santità non appartiene solo ai secoli passati. Anche oggi Dio accende fuochi nella storia.

C’è il Beato, ed oggi santo, Pier Giorgio Frassati, giovane appassionato, sportivo, ironico, che univa l’amore per la montagna alla preghiera, la carità all’allegria. “Verso l’alto” – Verso l’Alto – scriveva sulle vette, indicando la direzione di tutta la vita. C’è il Beato, ormai santo, Carlo Acutis, un adolescente dei nostri tempi, vissuto tra videogiochi e scuola, ma con un cuore radicato nell’Eucaristia. “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo”, diceva, e attraverso il web diffondeva i miracoli eucaristici come perle di luce nella rete digitale. C’è il Beato Giuseppe Allamano, che insegnava ai suoi missionari che “la santità non consiste nel fare molto, ma nel fare bene, con amore, quello che Dio vuole da noi.” Sono volti diversi, ma tutti segnati da una stessa fiamma: l’amore che trasforma l’ordinario in eterno.
La santità che passa per la croce

Ogni Santo è anche un uomo o una donna che ha conosciuto la sofferenza. Nessuna aureola è stata donata senza prima essere passata attraverso la notte. La santità non è una fuga dal dolore, ma un attraversamento luminoso del dolore. È la capacità di dire “fiat” — “sia fatta la Tua volontà” — quando il cuore vorrebbe gridare “perché?”. Molti santi hanno conosciuto la persecuzione, l’abbandono, l’incomprensione. Ma nel loro silenzio Dio ha fatto nascere la speranza del mondo. Come scriveva Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce, martire di Auschwitz:
“Chi cerca la verità, consapevolmente o no, cerca Dio.”
E in questo cercare, i Santi sono stati profeti di umanità. Hanno amato Dio amando l’uomo, si sono fatti pane spezzato per la vita degli altri. Sono stati luce nel buio delle guerre, balsamo per i feriti della vita, parola viva contro l’indifferenza.
La santità della porta accanto
Quella che si manifesta con semplicità è la “santità della porta accanto”: quella di chi vive accanto a noi, senza che ce ne accorgiamo. La santità non si misura in miracoli, ma in amore. È la santità delle madri che custodiscono la vita, dei padri che non smettono di lottare, degli educatori che credono nei giovani, dei medici che servono con coscienza, dei sacerdoti che restano fedeli nel silenzio, dei volontari che portano luce nelle periferie del dolore. Sono loro i santi nascosti, le luci discrete che tengono accesa la speranza del mondo. E ognuno di noi può farne parte. Non serve fare cose straordinarie: basta amare, con cuore intero. Basta dire “eccomi”, ogni giorno, anche nella fatica, anche nella confusione. Perché la santità non è assenza di debolezza, ma perseveranza nella fiducia.
Una chiamata per ciascuno di noi
La Solennità di Tutti i Santi è allora un invito, una promessa e un orizzonte. È l’invito a credere che ogni vita, se vissuta nell’amore, può diventare luce per altri. È la promessa che il bene non va perduto, che ogni gesto puro lascia una traccia nel cielo. È l’orizzonte verso cui camminiamo, spesso inciampando, ma sempre attesi da una misericordia che non si stanca mai. Camminiamo sulle orme di chi ci ha preceduti, una comunione viva di anime che pregano per noi e con noi. E forse il segreto della santità è tutto qui: non cercare di essere perfetti, ma autentici; non aspirare a un ideale irraggiungibile, ma lasciarsi amare. Perché, come diceva il Beato Charles de Foucauld, “Non ci sono due santi uguali: ogni santo è una nota diversa nella sinfonia di Dio.”

Un cielo che abita la terra
Il 1° novembre non è solo una data del calendario liturgico. È una pagina di eternità che si apre sulla vita quotidiana. In quel giorno, il cielo ci sussurra che la santità non è altrove, ma è già qui — nei nostri gesti semplici, nei nostri perdoni, nelle nostre mani che si tendono. È un cielo che abita la terra. E noi siamo chiamati a lasciarci attraversare da quella luce, per diventare anche noi, umilmente, santi della vita quotidiana, profumo di Vangelo nel mondo che abitiamo. “Beati voi…” Così comincia il discorso delle Beatitudini. È la voce del Cristo che, come un’eco senza tempo, continua a ripetere: Beati i puri di cuore, beati i misericordiosi, beati i perseguitati, beati i costruttori di pace… In quelle parole ci siamo tutti noi. In quelle parole è scritta la nostra possibile santità.
Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa
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