Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni della Professoressa Maria Pia Cirolla, dottore in Teologia della Vita Consacrata

Aprire i sepolcri dei cuori per lasciare entrare la Vita!

Una sola tomba v’è stata, nella storia del mondo, dinanzi alla quale sia stata rotolata una pietra e collocata a custodia una guardia di soldati per impedire che il morto che vi era stato deposto potesse risorgere: la tomba di Cristo, la sera del Venerdì detto poi Santo. Mai vi fu spettacolo più ridicolo di quei soldati tutti intenti a sorvegliare un cadavere! Ma il fatto è che le sentinelle erano state disposte per il timore che il morto camminasse, che Colui al quale fu tolta la voce parlasse; che il Cuore trafitto si ridestasse al battito della vita. Dicevano che Lui era morto, sapevano che era morto, affermavano che non sarebbe risuscitato, eppure lo vegliavano! Lo avevano apertamente definito un ingannatore; ma forse avevano timore che potesse ancora tornare ad ingannare?

“Che il sepolcro sia custodito!”

Nelle prime ore del mattino del sabato i capi dei Sacerdoti e dei Farisei, violando il riposo settimanale, si erano recati da Pilato e gli avevano detto: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore da vivo ha detto: “Dopo tre giorni risusciterò”. Dà ordini dunque che il suo sepolcro sia custodito fino al terzo giorno, affinché i suoi discepoli non vengano a rubare il corpo, e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Questo ultimo inganno sarebbe peggiore del primo» (Mt 23,63-64).

Questa richiesta di far custodire il sepolcro sino al terzo giorno era intimamente connessa con le parole pronunziate da Cristo circa la Sua Risurrezione piuttosto che col timore che gli Apostoli rubassero un cadavere e, sorreggendolo come cosa viva, potessero riaffermare la Risurrezione. Ma Pilato non sembrava disposto a sopportare la vista di quei personaggi, poiché a causa loro aveva condannato Sangue innocente. Si era di persona informato ufficialmente circa la morte di Cristo, e ora non intendeva sottoporsi all’assurdità d’impiegare i soldati di Cesare per custodire un Giudeo morto. E aveva risposto: «Avete la guardia; andate, custodite come vi pare» (Mt 27,65).

La guardia serviva ad impedire la violenza; il sigillo, a impedire la frode. Occorreva un sigillo, e lo avrebbero posto i nemici; occorreva una guardia, e ai nemici toccava di disporla. Dai nemici stessi dovevano essere firmati i certificati della Morte e della Risurrezione.

«Ed essi andarono ad assicurare il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia» (Mt 27,66). Il Re troneggiava circondato dalla Sua guardia. La cosa più stupefacente di questo spettacolo di vigilanza sul morto era che i nemici di Cristo si aspettavano la Risurrezione, e gli amici non se l’aspettavano. Scettici erano quelli che credevano; e credenti quelli che non credevano. Prima d’essere convinti, i seguaci pretesero prove. Nelle tre grandi scene del dramma della Risurrezione, troviamo una nota di tristezza, d’incredulità, di scetticismo, proprio come nelle nostre vite, accade così, che per credere si deve percorrere il cammino della verifica.

Dalle lacrime al sorriso

La prima scelta di apparire per la prima volta dopo i fatti, Gesù la compie offrendo il Suo Volto, ancora una volta a lei, Maria Maddalena, la quale era ritornata al sepolcro dopo che Pietro e Giovanni se n’erano allontanati. Nella sua mente, a quanto pare, l’idea della Risurrezione non entrava neppure, quantunque proprio lei fosse risorta da una tomba sigillata dai sette demoni del peccato. Trovando il sepolcro vuoto, ella esplose di nuovo in lacrime; e se ne stava con gli occhi bassi, mentre la luce del primo sole spazzava l’erba coperta di rugiada, quando udì vagamente qualcuno vicino a lei domandarle: «Donna, perché piangi?» (Gv 20,13).

Piangeva per ciò che pensava di avere perduto, ma la domanda di Gesù cancellò la maledizione delle lacrime imponendo a lei di fermare le sue. Ed ella rispose: «Perché hanno preso il mio Signore, e non so dove l’abbiano posto» (Gv 20,13). Alla vista degli Angeli non si terrorizzò, perché il mondo in fiamme non avrebbe potuta commuovere, poiché il dolore si era impossessato a tal punto della sua anima per l’assenza che nulla poteva consolarla. Nel pronunziare quelle parole, si voltò e vide Gesù ritto in piedi, e non lo riconobbe. Credette fosse il giardiniere, il giardiniere di Giuseppe d’Arimatea. E supponendo che quell’uomo potesse sapere dove ritrovare Colui che aveva perduto, si inginocchiò, Maria Maddalena, e disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai messo, ed io lo prenderò» (Gv 20,15). Povera Maddalena! Logorata dal Venerdì Santo, stremata dal Sabato Santo, con la vita ridotta ad un’ombra e le forze al lumicino, voleva “prenderlo”. Tre volte aveva parlato di Lui senza pronunziarne il nome: tanta era in lei la forza dell’amore da indurla a supporre che nessun altro potesse intendersi se non Lui. E Gesù le disse: «Maria!» (Gv 20,15).

“Maria! Non mi trattenere” Gv. 20,17

Tutto il Cielo in una parola

Quella voce la sorprese più che non l’avrebbe sorpresa lo scoppio improvviso d’un tuono. Essere chiamata col suo nome con quel tono di voce che le aveva fatto vibrare il cuore, le aveva fatto sentire che Chi la stava chiamando poteva essere solo Lui: il Suo Gesù! Ora, voltatasi verso Colui che tutto il peccato, tutto il dolore, tutte le lacrime del mondo, aveva assunte su di Sé, che distingueva ogni anima con un amore personale, particolare, unico, e vedendogli alle mani e ai piedi le cicatrici livide, non pronunciò che una parola: «Rabbunì» (Gv 20,16) che in ebraico vuol dire “Maestro”. Cristo aveva esclamato: «Maria!», e tutto il Cielo era in quella parola. E una sola parola lei aveva pronunziato, e in essa era tutta la terra. Dopo la mezzanotte della mente, ecco quello dello splendore; dopo le ore della disperazione, quella speranza; dopo la ricerca, quella scoperta; dopo la perdita, quel ritrovamento. La Maddalena era preparata solo a versare lacrime riverenti sul sepolcro; ciò a cui non era preparata era di vederlo camminare sulle ali del mattino! Soltanto una peccatrice pentita, risorta dal sepolcro del peccato alla vita nuova di Dio, poteva adeguatamente comprendere il trionfo sul peccato.

Maria la troviamo sempre ai piedi di Gesù: la troviamo durante una cena che lava i piedi con le sue lacrime e li asciuga coi suoi capelli; vi era stata quando s’era fermata presso la Croce; vi era stata quando i piedi venivano unti il giorno della sepoltura ed ecco adesso, nella gioia di vedere il Maestro, gettarsi ancora una volta ai piedi di Lui per abbracciarli. Ma trattenendola con un gesto Gesù le dice: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio» (Gv 20,17). La figura di Maria Maddalena è l’esempio dell’apostolo fedele, che segue con fiducia e con speranza e crede all’Amore incontrato.


Maria di Magdala sorridi il Tuo Signore non è lì!!

Buona Pasqua nella certa Speranza dell’incontro che rinnova la vita, riempie i cuori e li porta con dolcezza ad amare e a sperare!

 

 

Di Consuelo Noviello

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